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Come ogni artista intelligente, Stefano suona e compone non per essere riconosciuto, ma per diventare impersonale e irriconoscibile. I latini chiamavano Genius l'elemento demonico che accompagna ogni uomo e contiene la sua parte più feconda e creatrice. Stefano conosce come pochi altri l'arte di intrattenere un giusto rapporto col proprio genio, con la propria parte impersonale. La sua musica non è, anzi, altro che il campo di tensioni sonore in cui Ego si desoggettivizza fino quasi a coincidere con Genius e Genius si avvicina a Ego fin quasi a sfiorarlo. Di qui la speciale qualità del suo gesto musicale, che -come sa chi anche una sola volta lo ha visto suonare- quanto più si fa inconfondibile e quasi idiosincrasico, tanto più diventa inassegnabile a un autore anagraficamente identificabile. Per questo Stefano non è soltanto un grande artista, ma anche un artista felice, che si è beato nella sua musica, anche se questa dovesse, come ogni arte, ferirlo a morte.

Giorgio Agamben
2003